Ronde fiscali

Qualunque economista sa che tagli e tassazione lineare, come ad esempio l’aumento dell’IVA o delle accise sul carburante, sono strumenti estremamente redditizi per lo stato. Ma, allo stesso tempo, qualunque economista sa che i tagli e la tassazione lineare implicano una disparità sociale importante ed ancora più importanti sacrifici.

Un aumento del costo della vita di 100 euro al mese, dato da aumenti di acqua, luce, gas, carburante, prezzi dei beni di consumo eccetera, verranno infatti avvertiti in maniera estremamente differente da chi percepisce uno stipendio di 1.000 euro al mese (come un’operaio), mentre avrà un peso totalmente diverso per chi invece percepisce un reddito di 5.000 euro al mese.

Già questa disparità sono motivo di lamentele da parte della fascia del basso e medio reddito. Come se non bastasse, a questa disparità si sommano gli effetti dell’evasione fiscale e del pessimo uso che si fa delle risorse pubbliche.

Non insisterò sull’evasione quanto sul cattivo reinvestimento. Il sentimento comune è che troppo venga chiesto in termini di prelievo fiscale e troppo poco venga restituito in termini di servizi. Personalmente, sono pienamente d’accordo con questa linea di pensiero. Fatta eccezione per alcune zone, in cui tali servizi possono essere considerati in linea con gli standard nord-europei (Emilia-Romagna e Imola in primis), l’Italia accusa una forte disparità in questo senso.
In periodi di crisi, di debito pubblico a valori record, di sacrifici, più che chiesti, imposti, è importante come mai che vi sia da parte delle pubbliche amministrazioni una riduzione degli sprechi di cui sempre più spesso abbiamo notizie. in alcune zone la P.A. è diventata soprattutto ammortizzatore sociale (a “pensare positivo”).
Ad esempio, come scrive Pietro Ichino, giuslavorista del PD, in un suo recente libro, nella pubblica amministrazione ci sono enormi sacche di inefficienza: i c.d. fannulloni (eh si, Brunetta non si è inventato nulla, fannullone che non è altro!).

E questo è solo un esempio. Ci sono opere inutili (le c.d. grandi opere adorate tanto da Berlusconi) che vanno bloccate a favore dell’allentamento del patto di stabilità. Ad esempio, per la TAV, da Torino a Lione, che vedrà interessata una minima parte del paese, verrano spesi 8,2 MILIARDI di euro pubblici, e allo stesso tempo le ferrovie dello stato dedicano alle tratte interregionali treni sporchi, fatiscenti e risalenti, i nuovi modelli, agli anni 90’.

Io sono d’accordo sullo Stato di Polizia fiscale, a differenza dell’onorevole (mah) Santanchè e di tanti altri del PDL e Lega. Chi evade ruba a me e a tutti noi, come se ci entrasse in casa e ci portasse via la televisione e i gioielli. Però serve, unito a ciò, una vera riforma fiscale dove il controllo sia decentrato ai cittadini.

La chiamerei, in onore dei cari amici leghisti tanto sostenitori della sicurezza fai da te, le ronde fiscali. Queste si che mi piacciono.

 

Abolire il valore legale dei titoli di studio?

Ho grossi

dubbi e una relativa preoccupazione sull’abolizione del valore legale del titolo di studio…

Il messaggio che si fa passare, secondo me, è quello sbagliato.
Non è che cavando il valore legale delle lauree si aumenta la qualità degli studenti.
Il problema è che il 60% delle imprese in Italia assume per conoscenza e non per merito. Il problema è che siamo fra i paesi in Europa che investe meno sull’istruzione. Il problema è che spesso i pochi soldi investiti sono investiti male e a finanziare gli sprechi.
E si potrebbe andare avanti ancora a lungo.
Come si fa ad avere un’istruzione di qualità se troppo spesso ci sono baroni e raccomandati ad insegnare?
Inoltre l’Italia ha una percentuale bassissima di laureati, rispetto a Francia, Spagna e Germania. Se si vuole competere con i paesi in via di sviluppo bisogna investire nella ricerca, nell’innovazione e in un’istruzione di altissima qualità.
Non eliminare il valore legale dei titoli di studio.