Guadagnare dall’immigrazione

Bisogna finirla di ideologizzare la questione dell’immigrazione e di collocarla nell’ambito dell’ordine pubblico. Non voglio fare un discorso di paese civile o paese incivile. Voglio fare un discorso puramente economico. Criminalizzare l’immigrazione non solo è razzista è stupido e costoso.

La popolazione immigrata, ad oggi, produce l’8% del PIL Italiano e ne consuma solamente il 3%. Il restante 5% che produce ma che non consuma va nelle nostre pensioni, nella nostra sanità, nelle nostre scuole.

I dati raccolti da Docquier e Rapoport (“Skilled migration: the perspective of developing countries”) dimostrano come il tasso di emigrazione delle persone con un’istruzione terziaria sia superiore di 5 volte rispetto a quello dei soggetti con un livello di istruzione inferiore. In alcuni paesi questo tasso aumenta a 15 volte. Inoltre i soggetti meno istruiti, spesso, vanno a tappare buchi, a prezzi sostenibili, nel settore dei servizi alla persone (es. Badanti) a prezzi più che accessibili per le famiglie italiane, permettendo il proseguimento della carriera lavorativa di figli e parenti.

Vi invito a fermarvi a parlare con i nigeriani che vi cercano di vendere gli ombrelli in stazione: medici, laureati in economia, insegnanti, ingegneri, senza però il titolo di studio riconosciuto. Obbligati allo sfruttamento perchè irregolari. Scoprirete realtà che a me hanno fatto vergognare di essere italiano.

Il paradosso è che immigrati più formati di cittadini italiani sono ingiustamente discriminati e ostacolati dalle nostre leggi sull’immigrazione, quando invece potrebbero creare posti di lavoro e portare capitale umano utile al miglioramento delle nostre imprese. Infatti il nostro sistema di permessi di soggiorno tratta lo studente extracomunitario dottorando quasi alla stregua del clandestino con un livello di istruzione primario sbarcato da un gommone. Che senso ha obbligare lo studente a rinnovare annualmente il permesso di soggiorno quando il corso di studi è magari triennale, e lasciare un solo anno allo studente laureato per trovare lavoro quando nemmeno i cittadini italiani in così poco tempo trovano qualcosa? Che senso ha spendere in borse di studio per formare un meritevole immigrato e poi non dargli la possibilità di esprimere le proprie conoscenze nel nostro tessuto produttivo? Dobbiamo mettere in condizione le persone meritevoli di rimanere nel nostro paese, non dirgli implicitamente che prima se ne vanno meglio è. Tagliando questa burocrazia annuale si avrebbe un vantaggio economico sia per le casse dello stato sia attraverso la possibile stabilizzazione del capitale umano formato.

La legge Bossi-Fini è populista. E’ utopico pensare che un imprenditore assuma un soggetto extracomunitario senza nemmeno averci mai parlato. La realtà è che questa legge altro non è che un condono per regolarizzare situazioni che essa stessa crea.

Quale potrebbe essere una soluzione?

Molto interessante è la proposta avanzata da Tito Boeri riguardante il deposito di una somma di denaro a titolo di cauzione all’ingresso della frontiera. In questo modo si regolarizzerebbe un flusso già esistente tramite la criminalità organizzata e si avrebbe una garanzia personale (e una schedatura con dati e domicilio natale del soggetto emigrante) che non verrebbe restituita nel caso di sopraggiunta irregolarità del soggetto o riconsegnata nel caso di ritorno nel paese di provenienza. Vuoi venire a lavorare? Paghi una cauzione che mi dica che non mi vuoi fregare. Se sei tutto a posto e ti trovi bene, te la ridiamo sotto forma di contributi, se vuoi tornare nel tuo paese ti ridiamo i soldi ma se rimani e diventi irregolare ci teniamo i soldi a titolo di risarcimento. In questo modo si include e si stabilizzano i soggetti migliori. Inoltre si crea un sistema che bypassa le organizzazioni criminali e che non crede che rilasciando un ordine di espatrio un immigrato irregolare torni a casa.

Inoltre il controllo dell’immigrazione clandestina non può essere fatto attraverso il controllo parsimonioso delle frontiere in quanto estremamente dispendioso e poco efficace. Meglio sarebbe concentrare le proprie forze nei controlli del lavoro nero nelle imprese. Dalla frontiera si passa una volta sola, al lavoro ci si va tutti i giorni.

Indubbiamente ciò che andrebbe fatto è molto più ampio. Non ho citato, ad esempio, la questione dello ius soli, del diritto di voto e della cittadinanza. Problemi di primaria importanza che però affronterò eventualmente in un altro post.

Il principio di fondo è quello che creare un diritto penale del nemico contro i soggetti extracomunitari, oltre ad essere costoso, è inefficiente e populistico, volto a soddisfare meri sentimenti di pancia dei cittadini e non a risolvere la problematica concreta. Dico tutto ciò alla luce di uno spirito egoistico, di mantenimento della condizione di vita che ha caratterizzato il nostro paese in questi anni. Se vogliamo continuare a stare bene, dobbiamo accettare che l’Italia sarà, ed in parte è già, fatta anche da gente che non si chiama Mario.

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